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FE CIPRIANI PER RAFFAELLA SALATO - MOSTRA NATURA SATURA - INCINQUE OPEN ART MONTI

ROMA ART WEEK (RAW) 2018

 

Fe Cipriani porta nel centro di Roma, nel cuore millenario e pulsante della Città per antonomasia, il suo universo privato, il suo bosco magico, la natura più incontaminata. 
Ella fa sbocciare qui, nel quartiere Monti luogo delle arti e dei mestieri, un mondo fantastico, che idealmente immaginiamo popolato di elfi, di ninfe o di divinità selvatiche. 
E lo fa conferendo a questo scenario le forme, le dimensioni ed i colori che esso avrebbe agli occhi di un lillipuziano, l’abitante del paese immaginario a nord di Sumatra in cui naufraga Lemuel Gulliver, nel famosissimo romanzo di Jonathan Swift ambientato all’inizio del XVIII secolo.
È infatti dalla prospettiva di uno gnomo alto pochi centimetri che la Cipriani osserva la natura che la circonda: la sua macchina fotografica si insinua nei sottoboschi, percorre torrenti, indaga negli anfratti creati dalle radici degli alberi. Tutto attorno a lei diviene smisurato, amplificato e vigorosamente enfatizzato, come se fosse filtrato dalla lente di un microscopio in un laboratorio di ricerca, dove anche i più infinitesimi batteri vengono percepiti come gigantesche e misteriose creature. 
E infatti Fe Cipriani si accosta ai soggetti delle sue opere proprio con lo spirito di una ricercatrice, mossa da un’ispirazione subitanea che è corroborata però dalla curiosità e dal desiderio di indagine, sull’onda del ricordo d’infanzia – come ella stessa racconta – della sorella, studentessa di medicina, china ad osservare campioni biologici su un vetrino attraverso una lente di ingrandimento. 
In quell’epoca l’artista ha compreso l’importanza dei processi vitali, e l’assunto fondamentale per cui tutto, su questa terra, è composto dagli stessi elementi e compie il proprio ciclo esistenziale secondo le medesime leggi. “Es todo lo mismo, somos eso y lo otro, como lo es todo”.
Per Fe Cipriani l’opera comincia, in effetti, con un esercizio spirituale: la fuga dalla città, dal chiasso, dall’affollamento, alla ricerca di luoghi appartati e nascosti dove la vita, l’”altra” vita, prolifera indisturbata. Ella cerca in primo luogo la relazione con la natura, con quell’universo popolato di esseri primigeni da cui tutto, anche l’essere umano, ha avuto origine. 
Prosegue poi con la ricerca di scenari che provochino una suggestione, che diano il senso di ciò che Fe definisce “l’azione del tempo e la reazione dello spazio”: se è vero, come l’artista sostiene, che “tutto si adatta, si svolge, si assesta, si ritrae e si decompone nel tempo”, la sua macchina fotografica, il suo mezzo espressivo, è come “una macchina del tempo”. 
È qui che inizia lo shooting fotografico, da cui scaturiscono decine e decine di scatti, successivamente sottoposti ad un rigido processo di selezione. 
Dopodiché inizia la parte creativa in senso assoluto: l’individuazione dei colori, la dilatazione delle forme, la decontestualizzazione dei singoli particolari (muschi, licheni, funghi, bacche, frammenti di corteccia…), persino l’aggiunta di dettagli realizzata a mano. È questa la cifra stilistica peculiare di Fe Cipriani, che ha sdoganato in Argentina, suo Paese di origine, l’arte digitale (o computer art) appresa e perfezionata nel corso dei suoi studi in Europa ed in Italia, conferendo all’opera fotografica una nuova linfa, caricandola di significati inediti e suggestioni contemplative. Perché ciò che questa artista realizza mettendo in connessione l’obiettivo fotografico con il mouse del pc è una ricerca espressiva prima di tutto mistica, trascendentale: per dirla con le sue stesse parole, “ha a che fare con il filosofare, il chiedere, forse preoccuparsi… con l’andare oltre”. Fe Cipriani, da latina autentica quale è, ha un rapporto intenso e viscerale con ciò che è sensoriale, tattile, visivo: ella “sente a colori”, ed i colori infatti sono i protagonisti indiscussi delle sue opere, assieme alla luce, che “abita e migra”. Colori saturi – e da qui il titolo della mostra, Natura Satura – che sgomentano ma insieme ipnotizzano, per rendere teatrale se non addirittura metafisica quella natura che Daniel Gallet, Vice Presidente dell’A.A.G.A. (Asociacion Argentina de Galerias de Arte) ha definito “magicamente solarizzata”.

Raffaella Salato

NATURA SATURA - MUESTRA PERSONAL - GALERÍA LOS COLECCIONISTAS - 2018

Hoy… ya fuera de discusión, podemos decir que el Arte Digital es una disciplina creativa, renovadora y destacada que viene a oxigenar el mundo de las artes plásticas, una nueva tendencia surgida en torno a la aplicación de programas en computación de la cual Fe Cipriani es una de las referentes que lidera esta tendencia en Argentina, a partir de su formación Europea, su residencia en Italia a sido clave a la hora de entregarse a este  Arte,  en principio, a partir de sus conocimientos adquiridos en esta materia, rigor en la composicion, una iluminación teatral que destaca el motivo de su inquietud y  luego su delicada sensibilidad para hacer visible lo invisible a nuestra mirada de simple mortal, su gusto es tan propio que la lleva a ser dueña en esta disciplina de un lenguaje particular resolviendo cada obra “a lo Cipriani” desnudando mundos y submundos a partir de esa realidad que estuvo ante nuestros ojos y no alcanzamos a ver… Un bosque casi mágicamente solarizado, saturado de vibraciones y matices que nos anima a adentrarnos en el casi de una manera surreal.

Los pilotes de un muelle semisumergido explorados microscópicamente y retratados con el pincel de su cámara hasta adivinar la textura de hongos y presencias misteriosas, nos hablan mas de los propios fantasmas del  artista que de un paisaje real y existente.-

La primera exposición de este tipo de arte, representados por máquina electrónica, fue en 1953 en Sanford Museum, desde ese momento a nuestros días ha corrido mucha agua bajo el puente, rechazado, criticado, negado, explorado, experimentado, realizado, admirado  y expuesto en las galerías de mayor jerarquia han sido varios de los estadios de esta tendencia según los tiempos, lo que si esta claro hoy es que como en toda manifestación “artística” si bien el estudio y la formación suman, el conocimiento de las técnicas suma tambien, el oficio … suma … el talento…. El talento Multiplica Exponencialmente el resultado… y el talento natural que posee FE CIPRIANI para ayudar a ver, casi obligandonos con sus imágenes a mirar con el alma nos permite descubrir un nuevo mundo tanto dentro de Las Artes como en nuestro propio interior…. Hermoso viaje la propuesta de Fe.

 

DANIEL GALLET

Galería Los Coleccionistas

Director

Vicepresidente de A.A.G.A.

Asociacion Argentina de Galerias de Arte

"NATURA SATURA" MOSTRA FE CIPRIANI - ISOLA DEL LIRI

TESTO CRITICO, VINCENZO BIANCHI

 

PRESENTAZIONE

Osservazione sul  percorso artistico del pensiero pittorico  di  FE CIPRIANI sul tema  NATURA SATURA.

L’evoluzione del rivelarsi dell’Arte è una legge naturale-gravitazionale che ha come piano portante la “variabile continua  dell’evolversi della vita nel rigenerarsi”. Il vecchio detto :” Nulla si crea, tutto si trasforma” è alla base  della mia osservazione. L’Artista Cipriani si è addentrata con il suo pensiero nel Labirinto del micro-macro spaziodove  si svolge il respiro della vita e il battito ritmico  dell’Arte, le cui radici attingono  nella variabile  rigeneratrice della natura.

Il  grande  Michelangelo Buonarroti ha collocato  nella Cappella Sistina  da lui realizzata la chiave  per    aprire e risolvere  il quesito delle funzioni del micro-macro spazio. La soluzione si trova tra la distanza  del dito dritto di DIO (retta) e il dito curvo di Adamo (circonferenza) che sono  distanziati dal (finito-infinito) del materico visibile e la rivelazione dell’Arte come struttura portante  della vita  di ogni forma amorfa e vivente.

 

 

………………………..LE MANI…

…Mani piene del mistero del segno…

…si posano sulla trama della tela…

…ora graffiando  ora accarezzando…

…la superficie bianca…

…depositando grumi di colore…

…della loro creativita…

…come impronta del cammino dell’IO…

…testimonianza del tempo bifronte…

…per aprire il sipario alla scena…

….del teatro della vita…

…dove il segno e la superficie…

…costruiscono l’essere della forma…

…contenitrice dei sentimenti…

…dell’artista…

…che osserva la sua ombra…

…e non può abbracciarla…

…………….

…….

 

 

Prof. Vincenzo Bianchi

Scultore, pittore, poeta

FE CIPRIANI

El instrumento digital de las representaciones visuales aparenta reinaugurar la producción tradicional de la imagen pictórica y de la imagen fotográfica sin renunciar a la herencia del espacio tridimensional virtual. El realizador pone una distancia física con el soporte que es verdaderamente grande y se evidencia en la ausencia de la huella física en la imagen material. El mapa visual digital carece de la diferencia de densidad que la materia deja sobre el soporte físico de las artes visuales tradicionales. No aparecen ni las masas de pintura de Van Gogh o Quinquela Martín ni la magra materia de Raúl Soldi o Giorgio Morando, por lo que no hay una huella artesanal de la aplicación. A pesar de estas diferencias, la imagen digital también es –como la pintura, el grabado, el dibujo o la fotografía analógica- una representación bidimensional, que en este caso utiliza bits (unos y ceros) que generalmente conforman un gráfico rasterizado, de "raster", término inglés que deriva del latín rastrum (rastrillo) y de radere (raspar, roer).

El procedimiento digital Fe Cipriani lo toma con la naturalidad propia de quien nació cuando éste ya se había creado. A diferencia del artista artesano, el creador digital recurre a dispositivos de conversión analógica digital -escáneres, cámaras digitales, programas informáticos, mouse o programas de renderización 2D- con los que filtra y almacena en dispositivos de grabación de datos, que finalmente, por medio de programas de visualización, convierte en puntos de color llamados píxels. Con las imágenes buscadas y acumuladas en archivos, Cipriani inicia la amalgama, la mezcla que se concreta en su obra.

Esta distancia tecnológica no separa necesariamente al artista de la obra ya que, como ocurre con la joven Cipriani, actúa del mismo modo que los artistas del collage. Tal como aquellos lo hicieron artesanalmente, por medio de recorte, superposición, transparencia y transformación de la luz por saturación, neutralización y creación de contrastes, recortando y descontextuando imágenes, ella –recurriendo a filtros digitales- selecciona de un cosmos pequeño -casi microcosmos-, articula, transparenta y compone hasta armar su texto visual. Cipriani, como todo artista –así lo señaló Picasso-, miente al espectador y su engaño –su verdad- se torna cierta/o y creíble. En algunas operaciones elimina el color local y la textura que identifica la representación y torna luminosos los contornos, que llegan a ser rebordes sumados a la forma; otras veces sorprende con la organicidad de las fotografías enrarecidas, que los espectadores no reconocemos inmediatamente porque el registro nos ofrece un punto de vista o una aproximación a la que casi nunca accedemos. Estas imágenes pueden recordar la apariencia de las obras de cierta abstracción con dejos de organicidad propias de mediados del siglo pasado durante el tiempo preciso en que no reconozcamos la representación o hasta que nos informemos de dónde y cómo se conformó qué.

Llegado a este punto, me permito considerar que estas imágenes fotográficas digitales intervenidas por medio de tecnologías que se originaron en 1950 y que quince años después sirvieron para elaborar los primeros dibujos y gráficos, son herramientas con las que Fe Cipriani transforma, conforma y comunica sensibilidades y delicadas de sitios extraños, sugerentes, que invitan a nuevas lecturas de lo cotidiano.

 

 

Lic. Julio Flores

Decano del Departamento de Artes Visuales “Prilidiano Pueyrredón”

2009

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